Concupiscenza, grandiloquenza e perché no, un po’ di sana demenza.
Dove ancora una volta la carne inferma non riesce a trattenere passioni e cupidigie e pecca di pravità e lussuria, sussurra falsità alla mente e mostra in modo inequivocabile che l’istinto di morte prevale spesso sull’istinto di vita. Non me ne voglia a male il lettore accorto che abbia a riconoscere nelle mie parole tracce di sé, sicché ogni più minuta esperienza umana è marchiata nella carne coi nomi e i volti delle comparse che al pari di sedule ancelle…