Crosetto, dimettiti!
Crosetto, dimettiti!
E’ un caso l’ultima fatica editoriale del generale Vannacci.
In un’opera dal titolo “il mondo al contrario”, il generale si concede la libertà di dire la sua sopra tutti i temi di attualità più scottanti. Come era prevedibile, scatena le idiosincrasie represse dei progressisti nostrani, che ne chiedono a gran voce le dimissioni.
Il ministro Crosetto si mostra permeabile alle polemiche e, in men che non si dica, il generale si trova sollevato dai propri incarichi.
Crosetto, dimettiti!
Libertà di opinione
Crosetto, dimettiti!
Negli ultimi anni, nelle morenti nazioni occidentali, quelle sedicenti “democratiche” e “progressiste”, sta affermandosi la strisciante idea che tutto quanto urti la propria sensibilità di individuo meriti la tagliola della censura.
Crosetto, dimettiti!
E’ appena il caso di sottolineare che la succitata tagliola altri non è che la rappresentazione plastica del to agathon, laddove i principi fondanti della nuova civiltà pertengono non più ai santi dogmi della cristianità (o, in generale, alla cifra dell’essere), bensì agli effimeri assiomi propri delle moderne scienze umane.
Ciò di per sé non sarebbe un male, se non fosse che la scienza è in verità il tellurico richiamo al desiderio di potenza umano (scientia potentia est), che a sua volta foraggia l’eggreggora della tecnica che ne assume il reale governo.
Crosetto, dimettiti!
La tecnica, in quanto eggregora, ha tutto l’interesse formale ad assumere il controllo della scienza. Essa vuole farsi ricettacolo del pensiero e l’uomo ne asseconda le istanze. Oggi il pensare si è fatto veicolo della categoria dell’utile, cancellando formalmente ogni richiamo al giusto. Stiamo rassegnando a Satana il libero dono di Dio.
Crosetto, dimettiti!
Il mondo al contrario
Il popolo è terrorizzato, ha paura di esperimersi in libertà.
I liberi professionisti temono ripercussioni dalle potenti lobby che scandagliano la rete alla cerca del più piccolo elemento probatorio che abbia carattere polemico rispetto alle proprie istanze.
Gli insegnanti e i dipendenti pubblici vivono nel terrore di esibire sui social le proprie posizioni etiche e/o politiche.
I Crosetti, i soli cui pertiene il potere di opporsi al marciume modernista, soffrono di vistosissimi complessi di inferiorità verso il marciume illiberale e progressista di cui digeriscono financo i semi.
Crosetto, dimettiti!
Chiediamo la libertà di parlare senza rischi. Desideriamo che la facoltà dell’esercizio del pensiero non precluda le nostre carriere. Pretendiamo che i social network abbiano a sottostare alla legge dello stato e non alle proprie regole interne dal nausabondo olezzo illiberale. La censura deve occorrore previa il consenso della magistratura libera che certifichi la pericolosità reale di una data opinione. I reati d’odio non devono esistere, sicché l’odio, nella sua accezione modernista, vanta una semantica piuttosto lata, atta a designare qualunque norma non disciplinata dalla rigida rubrica progressista.
Crosetto, dimettiti!
Liberta di pensiero nelle scuole
E’ altrettanto evidente che la scuola non possa divenire stazione di diffusione per il lerciume vetero-progressista. Nella mia azione di docente ed educatore, non ho mai affrontato temi politici di stretta attualità, perché la disciplina morale è di pertinenza delle famiglie, che la esercitano secondo i propri input valoriali. Il ruolo della scuola, oltreché la sacrosanta trasmissione di nozioni, si formalizza nell’esercizio del pensiero. Epperò si badi, non questo o quel pensiero, bensì il pensiero. La scuola deve aprire al nous. Il nous è impersonale e ignora totalmente la dualità. Omosessuali o eterosessuali, ricchi o poveri, belli o brutti. Eventuali input politici che provenissero dalla focosa gioventù debbono essere catturati e corrisposti nella direzione di un accrescimento del Sè impersonale. Questa è la vera libertà di pensiero. La dualità è schiavitù.
Libertà di pensiero fuori le scuole
Riguardo all’etichetta che i dipendenti pubblici (con specifico riferimento agli insegnanti) possono tenere al di fuori dell’ambiente di lavoro, deve passare l’idea (e peraltro anche le legge) che ciascuno è inviolabilmente libero di scadere nella dualità come e quando crede. Non può essere condannato il reato di opinione. Abbracciando una professione non sto conferendo allo stato il diritto di sovrascivere (o anche solo parzialmente silenziare) le mie idee.
Lo stato deve rimanere fuori dalla mente dell’individuo.
Si può condannare l’azione, non l’idea.
Crosetto, dimettiti!
Per chiosare, il ministro Crosetto, coi suoi complessi di inferiorità morale, ha danneggiato la libertà di pensiero e di opinione della collettività. Un fatto grave che egli è destinato a pagare davanti all’uomo e davanti a Dio.
Per queste e mille altre ragioni,
Crosetto, dimettiti!
Meloni, dimettiti!