Sapore di sale, sapore di mare

Sapore di sale, sapore di mare

Sapore di sale, sapore di mare

L’esperienza dei mistici non è dicibile. Non si può raccontare, perché trascende le categorie aristoteliche. Il tempo collassa e l’esperienza estatica che ne deriva è l’Evento senza filtri, l’Essere che si manifesta nella sua forma vera. L’Ereignis è Apeiron. La geometricità collassa assieme alla temporalità.
L’errore della nostra matematica è provare a comprendere il limite nel numero. Il numero è esso stesso limitante. Il vero limite sta nel “limite”, dacché ogni parola è un termine, e il termine, nella sua mera accidenza sintattica, serve a “terminare” un soggetto, che nel suo essere sub-iectum è pure epi-steme.
L’ennesimo fallimento dell’io che nella sua nevrosi ossessivo compulsiva abbisogna di un supporto di verità e sostanza per inferire le sue verità condizionate.


Ciò che davvero alla luce di tanta incertezza ontologica mi sconvolge è come io possa essere crollato dinanzi all’unica, acclarata, vidimata consapevolezza che da giorni insegue la mia mente e punge la mia carne: “portare il telecomando della televisione alla casa al mare”.

Scendo di casa,

prendo le chiavi di casa,

prendo le chiavi dell’auto,

percorro ottanta chilometri,

accendo la corrente,

apro la porta,

raggiungo la televisione in cucina,

rimugino,

vado in bagno,

mi ammiro allo specchio,

vedo un coglione che ha dimenticato l’unico oggetto per cui ha fatto un’ora di viaggio,

sospiro,

ricordo che almeno sono innamorato,

inspiro a pieni polmoni,

sapore di sale, sapore di mare

dopo un’altra ora di viaggio,

torno a casa sconfitto,

come al solito.

The end.

L’amore cetaceo gioca brutti scherzi.
You owe me a kiss.

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