Facebook, instagram e Tik Tok: l’oppio rosa del secolo che corre
Il precedente intervento (di cui non appena avremo padroneggiato l’editor di testo di WordPress avremo piacere di fornirvi un collegamento) ha tracciato per sommi capi la funzione di controllo attivo che il circuito della ricompensa esercita sull’animale e sulle sue pulsioni. Per estensione, è legittimo sottolineare come anche l’uomo sia assoggettato ai medesimi meccanismi di controllo, sebbene la struttura cerebrale dell’uomo possa vantare gradi di complessità tremendamente superiori a quelli di un cane.
Alcune utili premesse
Nel seguito postuleremo implicitamente che il cervello sia l’apparato regolatore degli stimoli umani; occorre tuttavia una precisazione preliminare: lo scrivente non crede affatto che la sola materia possa giungere ad un tale grado di complessità. Nella sua opera magna, “Gödel, Escher, Bach, una eterna ghirlanda brillante”, Hofstadter si aggira su posizioni diametralmente opposte. Accettiamo l’opinione dell’autore (per cui serbiamo meritata stima) restando nondimeno ancorati alle nostre ragioni.
Ammettere una tesi di cui non si riconoscere la veridicità potrebbe apparire ai più contraddittorio in termini, un’antinomia bella e buona. L’apparente contraddizione si scioglie tuttavia nella seguente considerazione: in relazione ai nostri convincimenti, almeno in questa circostanza, l’ipotesi scientista non scardina le conclusioni alle quali eravamo per altre vie giunti, serbando al contempo strumenti dialettici universalmente condivisi e utili alla prosecuzione del discorso.
Note nostalgiche
La nostra natura a un tempo romantica e nostalgica porge sovente al cuore memorie di tempi passati. La generazione a cui lo scrivente appartiene è una generazione di frontiera (non macheremo di approfondire la tematica, sennonché per il momento è sufficiente tracciare le caratteristiche principali degli anni novanta).
L’ultimo decennio dello scorso secolo ha avuto i tratti di un Giano bifronte: i nati in quegli anni erano i primi veri nativi digitali e gli ultimi ad avere memoria di un mondo potenzialmente privo di tecnologie digitali. Chi ha vissuto i decenni precedenti è certo consapevole di cosa parliamo.
Ebbene, tra una partita di pallone, una campana e una lite furibonda tra ragazzacci di strada, si trovava anche il tempo per una fugace visitina ad msn; se dovessimo maturare un elenco dei nostri più preziosi ricordi, certamente non mancheremmo di annoverare le lunghe serate trascorse al computer a scrivere ad amici o ad importunare giovani pulzelle.
E’ una forma di socialità più scadente di quelle nelle disponibilità delle precedenti generazioni? Probabilmente sì, cionondimeno il coinvolgimento era reale e il cuore batteva ugualmente. Ad ogni modo, la stragrande maggioranza dei pomeriggi la trascorrevamo in strada, reclutando altri ragazzaci e facendo monellate. Chi più della nostra generazione è deputata a dispensare giudizi?
L’avvento dei social network
Trascorsi quegli anni felici, la degenerazione si ebbe con l’avvento di Facebook. In meno di un anno svuotò msn e si intestò il fregio di social network ammiraglio. L’ascesa pareva inarrestabile, eppure contro ogni previsione dopo soli dieci anni dalla sua affermazione, un nuovo social network si imponeva al grande pubblico: instagram. Fu allora che principiammo a sospettare una correlazione tra gli eventi: l’innata socialità umana stava subendo una massiccia distorsione di massa. Il genuino desiderio della scoperta andava mutandosi in voluttuosa velleità. Gli istinti sociali divenivano rapidamente sempre più egoici.
Le masse deponevano la dianoesi per abbracciare la doxa. L’immagine aveva su di loro l’effetto dell’oppio: li drogava, placando i moti egoici del circuito del ricompensa.
L’immagine è la più immediata produzione dell’io, non è un caso che il sich vorstellen tedesco parafrasi l’italiano “immaginare”.
Tradotta alla lettera, la forma tedesca significa “porsi davanti”.
In questo contesto, la funzione verbale di nostro interesse è quella intransitiva, rispondendo alla domanda “porsi davanti a chi?”. E’ l’io a porsi davanti all’oggetto, sicché esordisce con beffarda prepotenza la dualità insita nel concetto di immagine.
Senza troppo sconcerto, forti delle considerazioni di cui sopra, attendemmo pertanto l’evoluzione degli eventi: eravamo convinti che prima o poi, ma non troppo in là nel tempo, un nuovo social avrebbe esordito, rubando ad instagram il primato appena acquisito. Non tardò a manifestarsi Tik Tok: un social che sanciva la definitiva degenerescenza delle masse. Non intendiamo offendere l’intuito del lettore sottolineando l’impostazione ancora più figurativa del nuovo venuto. Benché la curiosità abbia spinto l’uomo a superare le colonne d’Ercole, siamo a muovere l’accorato appello a non fare uso di Tik Tok ed altri strumenti similari. La curiosità si tramuterebbe ratta in insopportabile penitenza: non selezionerete pagliacci ma l’intera compagnia circense.
Il circuito della ricompensa
Tornando al tema principale di questo capitolo, un circuito della ricompensa ben funzionante è estremamente utile alla regolazione degli istinti limbici e rettiliani, tuttavia l’assunzione di droge corrompe le strutture atte a ricevere il segnale di ingresso, comportando assuefazione e dipendenza, sicché il sistema (l’individuo) abbisognerà di stimoli sempre più importanti al fine di placare le richieste del cervello.
L’argomento è ben lungi dall’essere esaurito. Al solito, le riflessioni esposte sono di carattere puramente exoterico, scegliendo di serbare per noi le dottrine filosofiche ed esoteriche di certe moderne emanazioni luciferine.
Desideriamo infine concludere con un importante corollario prendendo ad ipotesi un enunciato che nel seguito giustificheremo citando un segmento di un noto scritto di Julius Evola.
L’enunciato afferma quanto segue: “Tanto l’uomo quanto la donna sono permeabili ai moti egoici dell’io, ma la donna è più seducibile“.
Excusatio benevolentiae
E’ d’uopo chiarire la natura pacifica e nient’affatto misogina della precedente affermazione: non intendiamo con ciò giustificare insensate pretese di superiorità di un genere sopra l’altro, anzi, serbiamo profonda devozione per la natura celeste della donna. Cionondimeno, le inclinazioni umane sono innate e l’istinto è la forza tiranna che governa le azioni dei popoli.
Ciò implica che le prime vittime dei social siano le donne: la possibilità di apparire e fregiarsi del desiderio dell’uomo ne sollecita l’estro, seducendole ad apparire più che ad essere.
In questa amara corsa al ribasso il riflesso Pavloviano gioca un ruolo fondamentale, sollecitando nella femmina il circuito della ricompensa alla stessa stregua di un cane desideroso di ricevere la propria carne in scatola, con la drammatica differenza che i naturali appetiti sono legittimi e funzionali, mentre l’artificiosa alterazione del circiuto della ricompensa è grigia e funerea.
I social network sono la droga rosa del nostro secolo. Dal canto suo, l’uomo vigili sulla pornografia.
In un momento successivo, per incremento di egocentrismo, non saranno più nemmeno gli uomini ad interessarla, ma solo ciò che essi potranno darle per il suo piacere o la sua vanità.
Julius Evola, Rivolta contro il mondo Moderno. Uomo e donna.
[…] giacché per la femina moderna le possibilità dello stesso amore fisico spesso non offrono più tanto interesse quanto il culto narcisimico del proprio corpo, il mostrarsi con vestiti o con meno vestiti che sia possibile, il training fisico, il ballo, lo sport, il danaro, e via dicendo.
Conclusioni
Note a margine: invitiamo i lettori a leggere cum grano salis o a non leggere affatto. Disarcioneremo qualunque maldestro tentativo di metterci in bocca parole o concetti mai pronunciati, in modo particolare non accetteremo di essere tacciati di maschilismo o altre amenità su questa falsa riga. Qualunque intuizione ascriventesi nel novero delle succitate quisquilie sarà trattata per ciò che essa è: una personale manìa dalla quale invitiamo il lettore a ben guardarsi.