Diario di viaggio a Zagabria
Diario di viaggio a Zagabria
L’articolo che segue si propone di sintetizzare il mio viaggio a Zagabria.
Tutto ha avuto inizio dall’input di mio cugino, dal quale, senza preavviso, ricevo una telefonata con annessa proposta a partire. Senza rifletterci troppo accetto.
Dopo un paio di settimane sono in volo per Zagabria. Il quattro agosto fuggiamo da una rovente Capodichino per atterrare nella gelida capitale Croata.
Ci accolgono la pioggia e il laconico tassista offerto da Booking per raggiungere l’appartamento.
Le chiavi sono in una cassetta fuori l’appartamento protetta da un lucchettino numerico.
Preleviamo le chiavi ed entriamo in casa.
L’appartamento è sufficientemente spazioso per quattro persone.
Senza troppi fronzoli ci prepariamo per la nostra prima discesa nella città.
Subito notiamo che il biglietto dell’autobus è relativamente basso (53 centesimi di euro per un tragitto di trenta minuti). In realtà, il rapporto costo / tempo disponibile è decisamente giustapponibile alle altre città europee, ma quantomeno ai croati va riconosciuta l’onestà intellettuale di discernere che gran parte degli spostamenti non supera mai i quindici minuti ed è ingiusto proporre biglietti da 90 minuti al triplo del costo se l’utente deve effettuare brevi spostamenti.
Il viaggio non è piacevole. Noi abbiamo allogiato nella periferia della città (Zagabria nuova).
Il paesaggio lasciava a desiderare. Le facciate degli edifici annunciavano una architettura meramente funzionale. I palazzi, grandi e compatti, sembravano grosse caserme pensate allo scopo di risolvere un problema: permettere alla popolazione una sistemazione rapida ed economica. Peggio del Bronx.
La città fantasma
Nel 2020 Zagabria fu devastata da un forte terremoto che danneggiò un discreto numero di edifici.
La piazza in prossimità della stazione trasudava decadenza. Era venerdì mattina e un cospicuo numero di attività commerciali aveva chiuso i battenti (ancora da determinare se permanentemente a causa del terremoto o temporaneamente a motivo delle ferie estive).
Non si può dire che le strade fossero sporche, ma le mura erano piene di scritte. Sempre un brutto segno.
Il cielo plumbeo completava il quadro.
La città pareva spettrale.
I musei
L’impressione che si ha di Zagabria è che non sia una località per turisti. Di italiani ne abbiamo incontrati pochi. Perlopiù ci capitava di incrociare inglesi o tedeschi. I musei tradivano la vocazione autoctona della città, perché la lingua ufficiale era il croato. Con un po’ di fortuna si scorgeva qua e là un po’ di inglese.
Il museo più interessante è stato quello della cioccolata, solo perché ho potuto misurarmi con la mia vocazione dolciaria (nel senso che sono un discreto buongustaio) e bere cioccolata fusa a sbafo. Il mal di pancia non ha tardato a castigarmi per le mie mancanze. Se solo avessi avuto G. con me, lei avrebbe saputo moderare le mie pulsioni. Altrettanto interessato il museo cittadino.
La card di Zagreb
La Zagreb card, acquistabile al modico costo di 26 eurini, consentiva l’accesso a sei musei (tra cui quello della cioccolata) e l’uso illimitati dei mezzi pubblici per tre giorni. Una vecchia guida turistica segnava il costo originale: 18 euro. Considerato che l’euro è stato introdotto all’inizio del 2023 e che il prezzo riportato era in euro (e non in kn) l’aumento deve essere occorso negli ultimi 8 mesi. L’inflazione si fa sentire anche in Croazia (o forse è l’eurotrappola?)
Il costo della vita
Il costo della vita è raffrontabile con quello in Italia se escludiamo Milano e Bologna.
Una fetta di torta costava 4,30 euro (in media). Una pannocchia grigliata 3 euro. L’acqua (nota dolentissima) settanta centesimi per 1.5L
Se vogliamo essere generosi il costo della vita (quantomeno quella da turista) è di circa il 15/20% in meno rispetto all’Italia. Il confronto Roma – Zagabria non può reggere perché parliamo di città che in termini di taglia, turismo e servizi non sono confrontabili.
Zagabria è più una piccola Napoli senza mare. E Napoli è il mare.
Acqua calda
La sera del primo giorno scopriamo con grande sconcerto che l’appartamento dove alloggiamo non è provvisto di acqua calda perché la città, forse per problemi tecnici all’impianto di cogenerazione, ha interrotto le forniture in quella zona. Riusciamo a sapere dall’infopoint turistico che il servizio manca da circa due mesi. L’host lo sapeva ma non lo ha comunicato. Al giorno tre, dopo un estenuante tira e molla, booking ci rifonde le ultime quattro notti consentendoci di cambiare alloggio. Traslochiamo in un b&b a due stelle la cui architettura delle stanze richiama quella delle cuccette nei traghetti. Come sardine stipate ci sistemiamo nella nuova stanza. Almeno abbiamo l’acqua calda.
Freddo e pioggia
Al quarto giorno smette di piovere. Fa capolino un timido sole primaverile. Non ce ne lamentiamo perché a Napoli avremmo sudato anche la pelle.
Il problema è che per legge il sabato e la domenica tutte le attività devono essere rigorosamente chiuse. Ci rassegnamo a soffrire il freddo per tre giorni.
Quindi Zagabria è brutta?
No, non è brutta. Per quanto ancora diroccato, il centro storico offre belle vedute. Purtroppo abbiamo perso il meglio dacché le due guglie della basilica erano totalmente cantierizzate, così come gli edifici più eleganti. Il giudizio è pertanto sospeso. Vero è che Zagbaria a volo d’uccello non offre chissà quale spettacolo.
Il cibo
Lo street food tipico è un involtino di carne e formaggio in una eccellente panatura di pasta sfoglia. Chiaro che con la pasta sfoglia si vince facile, ma tant’è, il grasso è buono.
Le pasticcere più ambite della città sono tendenzialmente due: Amélie e Vincek. La prima sforna ottime torte, la seconda ottimi gelati. Cinque stelle.
Abbiamo anche provato un ristorante locale, Nokturno, il cibo era ottimo e abbiamo provato una specie di cannellone ripieno locale (Strukle) ripieno di tartufo e tartufo (riporto testualmente dal menù). Tutto da leccarsi i baffi, peccato che i bicchieri puzzassero e il mio fosse sporco di rossetto. Ahi ahi, queste donne che mi inseguono! Certamente non poteva essere di G. dal momento che lei non si trucca. Oltretutto lei lo avrebbe profumato.
Tutto sommato gli (zagrebini?) si trattano bene.
Il sole
Col sole la città rinasce. Le brutture sembrano cancellate dal verde urbano e dai colori della luce. Col passare dei giorni il mio giudizio si è addolcito sino a raggiungere la sufficienza piena. L’ultimo giorno al lago, complice l’abbuffata di carne, ho sentito che in fondo mi sarebbe dispiaciuto tornare.
Ci torneresti?
No, non è una città nella quale tornerei.
La consiglieresti?
Sì, almeno una volta nella vita bisogna visitare Zagabria. Possibilmente per non più di quattro giorni, poiché esaurite le attività le giornate tendono alla monotonia. E’ bello passeggiare a Zagabria, ma meglio farlo a Genova o Monaco. Segue l’ultimissima foto del nostro diario di viaggio a Zagabria: