Giugno ventinove, millenovecentonovanta

Giugno ventinove, millenovecentonovanta

Giugno ventinove millenovecentonovanta

Ciò che da sempre mi angustia dei paesi anglofoni è la loro caparbietà a usare, nel duemilaventritre, il sistema di misura imperiale. L’impero è finito, consegnate le vostre manie di grandezza e abbracciate finalmente la civiltà! Ma loro… NO! Si ostinano a usare once, mani e piedi. Come se poi non bastasse, guidano anche sulla sinistra!
E infine, a chi dovrebbe mai giovare una data nel formato mm/gg/aaaa?
Come però commenterebbe Papa Francesco, “chi sono io per giudicare?”.
E allora rimandiamo il giudizio e celebriamo nel formato anglosassone una data che data non è!
Giugno ventinove millenovecentonovanta: una lunga passaggiata d’amore nel sottosuolo della città che vive di assoluti, in compagnia di una donna meravigliosa la cui dolcezza smussa gli spigoli e tempera gli animi.
La paura di saltare e l’indecisione della mente.
Ahi, quanto è dura la vita!
L’aria è calda ma il vento dona refrigerio,
guarda amore mio, guarda,
guarda il mare quanto è bello…
Non credi sia fatto per noi?
Questo singolo, inenarrabile istante che entrambi preghiamo perché duri un infinito.
Quanto lunga sembrava la strada fino al castello, eppure l’abbiamo percorsa!


E quella fino al cielo?
Ti sembra lunga anche quella?
La percorreremo insieme, perché non v’è tempo che si opponga alla perseveranza di due mani incrociate, due labbra perpetuamente saldate, come il bacio del Vesuvio al mare eterno della città del sole.

Ma quel corno tutto giallo, tu lo conserverai o lo getterai?
No! Non darti pena a recapitarmi la risposta, che tanto già la conosco:
[Ma mi fai così insensibile? Gnè gnè gnè]

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