Vivere nelle favole
Vivere nelle favole.
La parte più difficile per un nuovo post è la scelta del titolo.
Dal quindici Settembre le mie settimane sono caratterizzate da una nuova routine. Ogni giovedì mi fiondo sul primo treno da Afragola e mi reco a Bologna, dove trascorro i successivi due giorni. Il sabato pomeriggio torno di nuovo a casa.
Quest’anno guadagno poco o niente. Ho chiesto un contratto part time, sufficiente a pagarmi le spese. Il senso è chiedere in tempi brevi il trasferimento per Napoli, lavorando al contempo alla seconda laurea in mathematical engineering che mi permetterebbe di insegnare al liceo classico.
A Bologna ho tre classi.
Voglio già bene ai ragazzi, mi piace scherzare con loro. Sono attenti alle lezioni e sento di riuscire a trasmettere qualcosa.
Mi ritrovai a insegnare perché non accettavo il ricatto dell’industria. Non sacrificherei mai la mia vita sull’altare della carriera. La ricchezza è benedetta quando l’uomo non ne subisce il possesso.
Al netto di ciò, sono molto amareggiato.
Le uniche due alternative veramente significative sono naufragate.
La carriera da militare mi è preclusa perché pure avendo superato una selezione da ufficiale, per problemi personali ho dovuto abbandonare definitivamente il sogno.
La carriera universitaria invece è naufragata perché il mio dottorato (come la quasi totalità dei dottorati in Italia) si è rivelato una poderosa buffonata.
Il titolo di dottore di ricerca, che pure ho conseguito, è invero inflazionatissimo.
Fortunatamente avevo studiato anche il piano B, C e D, senonché i tre infruttuosi anni di pseudo ricerca hanno inficiato molto poco le mie altre attività.
Mi ritrovo al crepuscolo dei miei 27 anni a domandarmi per la prima volta cosa davvero desideri dalla vita.
In passato avevo sempre degli obiettivi. Lavorativi, economici, culturali.
Oggi sono spaesato.
Non ho abbandonato lo studio, ma avverto la labilità del mondo.
In verità, l’ultimo mio grande sogno è la politica, ma temo di macchiare la mia anima più di quanto la mondanità non abbia già provveduto a sporcare.
Sono accadute tante cose negli ultimi anni. Ho perso affetti, vissuto patemi fisici, conosciuto la fede.
Non so cosa il futuro abbia in serbo per me, ma non chiuderò mai il cuore alla meraviglia.
Credo che la chiave del bene stia nel riconoscere i propri errori, almeno con se stessi.
A Bologna ho un nuovo amico che ho scoperto essere fidanzato da nove anni.
La compagna è una dottoressa. Penso che abbiano in programma di convolare a nozze.
Io non so se avrei il coraggio di sposarmi; men che meno sarei disposto ad avere un figlio.
Quando ne parlo con qualche amico più grande, la loro diagnosi è che non ho ancora conosciuto la persona giusta.
In realtà non è proprio così, perché c’è stata qualche donna a cui avrei affidato i miei figli.
Il punto è proprio che non li desidero. Sarà l’età, ma io voglio ancora girare il mondo, scoprirlo, leggere, studiare.
Un bambino per me sarebbe costrittivo. Dovrei rinunciare al mio ego. Non voglio.
Penso però a come sarebbe stata la mia vita se avessi continuato la mia storia più importante per nove anni.
Forse sarei stato più fecile, ma meno maturo.
Purtroppamente, conditio sine qua non perché quella storia potesse durare, era che io fossi più maturo, risolvendo perciò in una antinomia la fantasia di cui sopra. Senonché la storia non poteva durare, c.v.d.
Oltretutto, non è una argomentazione alla quale attribuisco troppa importanza.
Sono più imbevuto di scientismo di un biscotto nel latte, ma il mio maestro ha scardinato in me ogni credenza.
Oggi la scienza mi lascia indifferente.
Non credo più alle deduzioni.
Esistono verità molto più potenti.
Dio fa ciò che vuole.
Chi comprende la potenza di Dio, si sbellica davanti alle pretese della scienza.
Se non credo alle deduzioni, eppure mi accingo ad usarne una proprio ora, allora è inutile chiedersi come sarà il mio futuro.
E’ sufficiente chiedere a Dio, vivrò una vita sbalordente?
Il signore mi darà ciò che chiedo se è nella sua volontà. In caso contrario mi darà qualcosa di ancora più grande.
Inshallah.
A Dio piacendo.
Vivere nelle favole è possibile, ma è prima necessario convincersi che le favole esistano.