Nessuno può farci ente

Nessuno può farci ente

Da lustri assistiamo impietriti alla devastazione dell’Occidente e nessuno può farci ente.
Inflazioni, guerre, pestilienze.
Le scienze fisiche ci insegnano che nulla può esistere indefinitamente in uno stato di equilibrio instabile.
Non si comprende perché l’economia dovrebbe sfuggire a questi presupposti.
La sorte dell’uomo, per lungo tempo consegnata ai rassicuranti assiomi della scienza, torna a sottomettersi al dominio del caos, lo stesso caos al quale aveva scelto di sottrarsi istituendo l’ente e defenestrando l’Essere.

Assiomi in fuga

Ciò non sottende tuttavia il banale richiamo di un ritorno al passato, bensì la doppia dimenticanza propria di tutti i processi che la modernità ha potuto concepire a partire dalla sua istituzione.
In principio, l’uomo volle colmare il terrore del Thaumàzein istituendo l’io. L’edificazione dell’ente aveva una funzione predittrice e rassicuratrice. Con l’avvento del neoliberismo si riapre la scommessa dell’uomo sul mondo, che dimentico dell’Essere e cosciente solo dell’Ente, aggredisce i suoi stessi assiomi, defenestrando la scienza e collocando la propria dimensione nella sorgiva e timorente dimensione caotica dell’Essere. Egli sceglie di aprirsi al libero accadimento dell’Ente dimenticando le leve psicologiche che ebbero a eleggere l’ente sopra l’Essere, la ragione sopra la meraviglia.

Rubiconi metafisici

A differenza del passato, quando l’uomo era conscio del grande enigma dell’Essere e preferiva disconstarsene facendo prevalere la rassicurante presenza dell’Ente, oggi egli si muove nella saccente convinzione intellettuale di possedere il mondo per mezzo della scienza, avendo però per paradosso accantonato la scienza e accettato i controdogmi del neoliberismo, la cui essenza sopravvive nel dominio della tecnica. In nome della tecnica infatti, gli assiomi un tempo immutabili subiscono la fluida azione di una meta lingua che scrive e riscrive a proprio piacimento i dogmi della fallace logica dell’io.
Lasciandosi afferrare dalla tentazione della modernità, l’uomo paga il fio di una ragione non più vincolata ad assiomi certi, degerando de facto in una non ragione, non più funzionale alla originaria volontà di potenza del proprio io, ma inaugurante una seconda rivoluzione copernicana. L’uomo moderno accetta di desiderare non più la rassicurante stabilità dell’Ente, ma la sua negazione. Egli sposa il dionisiaco elicito della propria anima e rilancia il suo azzardo sul mondo.

Sufficientemente rassicurato dalla ragione del suo io, l’uomo-ente sceglie di giocare in attacco, pretendendo di invadere gli spazi sacri dell’Essere, senza tuttavia accorgersi di avere abbandonato la zona di confort che i principi di causalità e non contraddizione avevano a garantirgli.

Ecco dunque la doppia dimenticanza dell’uomo.

L’istituzione di meta-assiomi e la conseguente rinuncia ai precedenti dogmi, pongono l’uomo nell’irrazionale dominio dell’Essere.

Senza contezza alcuna, l’umanità torna al proprio ethos.

Inflazioni, guerre, pestilienze, sono perciò solo la contingente rappresentazione del libero accadimento dell’Ente, ma al di là del bene e del male, solo l’uomo che saprà rinunciare a sé stesso trionferà sul mondo.


La guerra è madre di tutte le cose e di tutte regina; e gli uni rende dei, gli altri uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi.

Eraclito

Adesso viene il bello, e nessuno può farci ente.

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