Quel concorso che mi ha allungato la vita

Quel concorso che mi ha allungato la vita

Per puro caso accade l’inspiegabile.

Nessuna teoria scientifica, neanche la più potente, sarà mai all’altezza della complessità del mondo. In parte per i limiti endemici della conoscenza dell’io, in parte per la scarsa propensione al rischio congenitamente insita nella scienza.

Io che di professione faccio l’inguaribile romantico, amo ricamare trame meravigliose su anedotti apparentemente insignificanti.

Per giorni rimugino sul valore di minuscoli eventi che al pari di gemme preziose decorano l’animo di tenerezza e la vita di sostanza.

Le coincidenze non esistono, sono sussurri celesti che il cielo offre in dote all’uomo perché nella notte più tetra possa trovare il sentiero del vero.

Come convincersi dunque che la bizzarra vicenda occorsami a una manciata di tramonti dal mio ventisettesimo compleanno possa essere solo una coincidenza?

La storia che mi appresto a raccontare ha davvero dell’incredibile, ma ancora più curiosi sono i dettagli che ne arricchiscono i contorni.

Gli esordi

Alla tenera età di diciassette anni, senza averne alcuna voglia, ma spinto da inspiegabile desiderio, tentai la via delle accademie. Ciò mi costò anche una dolorosa discussione con la (da anni non più mia) Chiara, la quale avvertiva una genuina ritrosia all’idea che io potessi fare le valigie e abbandonarla.

Cionondimeno partii per Foligno e tentai, senza alcuna preparazione, il test di ammissione ai corsi. Risultai non idoneo per un quarto di punto. Tradotto: non è il tuo momento.

Una vita dopo

Mi iscrissi perciò all’università e divenni ingegnere. Seguirono quindi il dottorato e l’esperienza in cattedra.

Nel mese di Settembre 2021 l’esercito pubblicava un bando di selezione per ingegneri nel ruolo di ufficiale genio.

Atteso che vengo a sapere del bando per puro caso, si ripropone la medesima dinamica del concorsi per l’accademia.

Un inspiegabile elicito pilota il mio agire. Aderisco al bando e nonostante le mille difficoltà logistiche mi dirigo a Foligno.

Senza alcuna preparazione supero con discreti risultati la fase di preselezione.

Dopo circa un mese vengono calendarizzate le prove fisiche e i relativi accertamenti sanitari.

Nel frattempo mi ammalo di covid e perdo diversi chili di massa muscolare.

Requisito alla partecipazione al concorso è la documentata negatività alla tubercolosi. Occorre pertanto un esame (test di Mantoux) che tutte le asl campane hanno sospeso e rimandato a data da destinarsi profittando della situazione pandemica. Giro e rigiro fino a perdere le speranze. Mi rassegno alla felice eventualità di avere perso la mancabile occasione di proseguire nel concorso.
L’ultimo giorno utile, per puro caso, sebbene il servizio unico di prenotazione avesse più volte spergiurato il contrario, vengo messo a parte che l’asl di Afragola non ha interrotto il servizio. Ottengo quindi, a dispetto del mio pacificato volere, il lasciapassare alla successiva fase concorsuale.

Non resta che allenarmi per le prove fisiche. In condizioni normali avrei corso i duemila metri in nove minuti e mezzo. Il covid continua tuttavia a mordere. Lo sforzo fisico mi appare insostenibile. Non riesco a ottenere neppure il punteggio minimo di soglia, sforando di misura i requisiti per l’idoneità (10 minuti e quindici secondi per gli uomini).

Sempre più contrariato, perché governato da una forza irrefrenabile, rinuncio a oltre un migliaio di euro tra congedi non retribuiti al lavoro, viaggi, analisi mediche richieste dal bando, vitto e alloggio in albergo per un concorso di cui non mi interessa assolutamente nulla.

Mi conforto crogiolandomi nella matematica certezza che mai riuscirò a superare lo scoglio dei duemila metri.

Naturalmente o odiabilmente ci riesco, rientrando per una manciata di secondi nella soglia richiesta dal bando. Non è tutto: piegamenti e addominali alla sbarra mi regalano una quantità di punti aggiuntivi.

Supero senza problemi le visite psicologiche, sebbene al colloquio affermi apertamente di non avere nella vita alcuna intenzione di lavorare. Metto persino da parte il mio solito eloquio provando a mostrare insicurezza e indecisione.

Nulla da fare.

Giungo infine agli accertamenti medici. Sono devastato dall’idea di poterli superare ed essere costretto al lavoro per il resto della mia vita. Tutto naturalmente procede a meraviglia. Vista da aquila, udito da felino.

L’ultima visita è quella cardiologica.

Elettrocardiogramma impeccabile.

Serenamente la dottoressa mi chiede di stendermi e levare la maglia. Discutiamo amabilmente del più e del meno. Mentre armeggia con l’ecofono, il suo viso si dipinge di una serietà inedita. Mi scruta nel profondo e mi domanda se avessi mai sostenuto un esame analogo. Rispondo negativamente.

Respira profondamente e chiosa: “mi spiace doverti informare che sei affetto da una malformazione cardiaca sviluppatasi in età embrionale”.

La diagnosi è valvola bicuspide con insufficienza cardiaca media e altri fronzoli annessi.

Mi si proibisce ogni tipo di sport eccessivamente muscolare per gli anni a venire.
Il lettore crederà che sia uno scherzo, ma posso garantire che è tutto vero.

La malattia, pur essendo affatto seria, non preclude una vita normale, né influisce necessariamente sulla speranza di vita se opportunamente trattata.

Torniamo quindi al valore della coincidenza e alla assoluta inadeguatezza dell’uomo contemporaneo a cogliere le grazie che il cielo ci concede.

A cena con i futuri ufficiali dell’esercito italiano 🙂

Non per puro caso accade l’inspiegabile.

Ho capito tante cose.

Perugia – Belvedere

Ho compreso perché alle scuole superiori avvertivo l’inspiegabile impulso a tentare i test per l’accademia.
Corollario: tornassi indietro non litigherei con la povera Chiara: lo facevo solo per salvarmi la vita!

Ho compreso l’orticante pulsione a proseguire a tutti i costi lungo un sentiero che avrebbe ineluttabilmente condotto ad una meta che non era la mia.

Ho compreso che i miei sforzi si moltiplicavano al di là del mio volere perché quel 17 Gennaio 2022 dovevo trovarmi in un ospedale medico di Foligno e una bionda e dolce dottoressa doveva allungarmi (si spera) la vita di qualche anno.

Le nostre anime abitano una dimensione al di sopra del tempo. Da loro siamo condotti alla volontà del Signore perché possiamo brillare come astri lucenti nel firmamento ed essere luce per chi ancora trema nel buio.

Le nostre anime conoscono il futuro e bisbigliano al nostro cuore. Impariamo ad ascoltare il sussurro del re del mondo.

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