Requiem contrapunctus
Le righe che seguono narrano di eventi melanconici e penose vicende.
Esorcizzo l’amarezza dei fatti brandendo le dolci e gaudenti memorie della mia seconda infanzia.
Lo scorso anno, un lutto affettivo scombussolò la mia giornata. Era deceduto, per ragioni che per delicatezza faccio voto di non riportare, un monumento della mia infanzia. Salda roccia la cui presenza, seppure corporalmente lontana e appannata dalle contingenze della vita, segnava un sicuro approdo nei vivi ricordi della mia fanciullezza.
In quei mesti giorni ero domiciliato a Reggio Emilia, dove esercitavo la mia professione di ingegnere. Per ovvie ragioni di lontananza (e alcune ragionate difficoltà di ordine gestionale) fui impossibilitato a onorare le spoglie del mio defunto amico.
Nei mesi che seguirono, per delicatezza, rispetto e imbarazzo, non ebbi più ragione di avvicinarmi alla sua famiglia per offrire loro il mio cordoglio.
Avrei desiderato confessargli dispiacere e vicinanza per la prematura e disgraziata scomparsa del loro affetto, tuttavia non trovai mai il modo, né giudicai opportuno, a distanza di tempo, disturbare una famiglia già afflitta con lo spettro di un ricordo sofferto.
Rivangai il passato con un altro amico di lunga data e chiusi il capitolo, sebbene ancora oggi avverta doloroso sgomento per l’illogica vicenda.
Questa mattina, l’infanzia dell’irrequieto bambino che ero, ha perduto un altro fiore. Un altro faro se ne è andato, in modo altrettanto assurdo, fuori da ogni cornice di razionalità.
Per devozione alla sua persona e come attestato di rispetto alla sua famiglia, nuovamente mi impongo di omettere di riportarne nome e circostanze, dacché ogni mia parola è prece devota e assorta, non pubblico reclamo o ricerca di consenso e notorietà.
Contrapunctus
L’arte del contrappunto sta nella miscelanza delle sepolcrali sensazioni che, all’unisono, suonano il requiem di pace e gloria per le anime dei miei compianti e defunti amici.
Sic transit gloria mundi.