Scuole, Dunkirk e dottorati
Parlando con un amico mi sono tornate alla mente le parole del mio docente di Fisica, tale Paolo Silvestrini, di cui tuttora serbo affettuoso il ricordo. Uomo affatto peculiare, nel corso delle lezioni soleva perdersi in lunghe ed elaborate digressioni filosofiche. Sono certo che lui abbia completamente rimosso la mia esistenza, sebbene fossero occorse certe curiose vicende che dovettero senz’altro valermi le sue attenzioni.
Quando gli si poneva una domanda, sovente accadeva che con malcelato compiacimento quegli replicasse “qual è il tuo dubbio?”
Personalmente trovo che pochi comprendessero il reale intendimento di certe sue esternazioni.
Ai più risultava una figura ondivaga, a tratti ineffabile, irrimediabilmente persa nei suoi vaneggiamenti: naturalmente si sbagliavano di grosso. Il suo spessore intellettuale era ben più lato e solo sensibilità segnatamente feconde potevano afferrare i dettagli della sua munifica e poliedrica personalità.
Posto che non abbisogno di sollecitare le grazie di un docente universitario forse neanche più in attività e che per giunta mai si imbatterà nel mio blog, sentivo doveroso omaggiare un uomo le cui considerazioni mi hanno peraltro fornito lo spunto adatto per la continuazione dell’articolo.
Abbandonata la lunga silvestrinea digressione, desidero quindi richiamare l’attenzione sul famigerato dubbio cui poc’anzi si alludeva.
La domanda che senza pietà confondeva stuoli di matricole aveva una spiegazione invero curiosa: quando ancora non si padroneggia un concetto è impossibile anche formulare quesiti appropriati. Il sapiente, colui che sa perché ha visto, è consapevole della confusione dell’allievo. E’ impossibile spiegare l’odore della canella o il sapore del rosmarino. Prima l’esperienza deve manifestarsi, darsi cioè in dono all’uomo, e solo poi l’io, a mezzo del ricordo, può esaminarla e manipolarla con gli strumenti che gli sono propri.
Certo la fisica non è cannella, ma i concetti sono come cibo, vanno prima digeriti. Come posso domandare del sapore del rosmarino se ancora non ne ho nemmeno sentito l’odore? Quando infine l’avrò saggiato, le domande appariranno facezie, trastulli di bimbi.
Qualche foglia d’autunno
Cosa c’entrano con tutto questo scuole, Dunkirk e dottorati?
Per comprenderlo è necessario un tuffo nel passato, esattamente a 3 anni fa.
Correva il mese di Settembre, gli entusiasmi per la laurea da poco conseguita andavano sempre più scemando. Al loro posto si faceva spazio una pressante preoccupazione: era giunta l’ora di cercarsi un lavoro. Il mondo dei grandi mi attendeva.
Inviai decine di curricula e ingenuamente credetti che le aziende non trovassero il mio profilo interessante. Non avevo considerato che ad Agosto l’Italia si ferma.
D’improvviso si presentarono una valanga di opportunità.
Non volendo tediare oltre il lettore, fui posto dinanzi alla prima vera scelta della mia vita. Disponevo di un imbarazzante palmarès di opportunità tra cui scegliere e una grossa gatta da pelare.
Avevo da preferire tra un munifico contratto alla Beretta, una ammiccante carriera presso una nota azienda dell’indotto FIAT e un seducente dottorato in ingegneria industriale.
Come se non bastasse, la mattina seguente ricevetti una chiamata dall’istituto Attilio Odero a Genova che mi proponeva un contratto di docenza annuale.
Se la mente vacillava, scevro dai lacciuoli del tempo, il cuore già conosceva la sua meta.
Il pomeriggio seguente ero su un aereo diretto presso la bella Genova.
Grazie a questa scelta e ad un comprensibilissimo Tutor, non riunciai al dottorato impegnandomi a lavorare il pomeriggio e a tornare in presenza non appena la scuola si fosse conclusa.
Dovrebbe sin qui essere perciò limpido il ruolo della scuola nella tripla “scuole, Dunkirk e dottorati”.
A Genova fui accolto da grigi nembi latori di tempesta. La tempesta infatti arrivò, divertendosi a torturarmi lungo il sofferto cammino verso l’ostello. Finalmente all’asciutto, avevo tutta la sera avanti a me. Ne approfittai per accendere il computer e guardare l’ultima fatica cinematografica di Christopher Nolan: Dunkirk. Giunto a quasi metà opera dovetti interrompermi a causa di alcuni impegni sopraggiunti.
Confesso che l’altra verità è che trovai l’opera decisamente noiosa, sicché, pur potendo riprenderla nei mesi o negli anni che seguirono, non lo feci mai.
Conclusioni
Giungiamo dunque al tempo presente.
Per la seconda volta scuole, Dunkirk e dottorati si intrecciano di nuovo e nel modo più romantico possibile: vista l’imminente conclusione del dottorato, ho accettato un nuovo incarico a scuola, stavolta a Reggio Emilia, e senza farlo a posta ho deciso di offrire una seconda chance a Dunkirk, stavolta costringendomi a finirlo tutto.
La vita ci parla, lo fa attraverso simboli che all’uomo comune appaiono vacui e incomprensibili esercizi di stile. La vanesia intelligenza di cui siamo tronfi non è all’altezza di cogliere la semantica dei segni che l’essere ci offre. Non disponendo delle giuste alchimie per decifrare l’oscuro libro della vita, anche gli uomini, al pari dei neofiti studenti di fisica, faticano a cercare le risposte, perché sono totalmente privi financo delle domande.